Contratture e lesioni ileo-psoas

L’azione principale dell’ILEO-PSOAS è quello di flettere la coscia sul bacino.
La lesione è un evento molto raro e può essere un campanello d’allarme nei pazienti emofiliaci.
Molto più frequenti sono le contratture dell’ILEO-PSOAS. E’ tipico un inizio subdolo del dolore in fossa iliaca, aumentato da alcuni movimenti e che non produce impotenza prolungata, ma riduce notevolmente la prestazione sportiva. A volte si può sentire uno schiocco articolare a livello inguinale.
Le cause principali di contratture e lesioni dell’ILEO-PSOAS sono :
• Posture sbagliate
• Problemi intestinali
• Allenamenti sbagliati
• Traumi (ogni trauma che coinvolge la schiena e l’anca si riflette sicuramente sullo PSOAS che come risposta andrà in accorciamento)
• Problemi del disco

Le contratture e lesioni dell’ILEO-PSOAS vengono affrontate con trattamenti manuali per allungare il muscolo:
• Massaggio miofasciale
• Recupero dell’estensibilità e della forza muscolare
• Massaggio decontratturante
Successivamente bisogna cercare di ridurre l’infiammazione con terapie come la Tecarterapia o la Laserterapia Antalgica che sono in grado insieme alla terapia manuale ad aiutare nei processi di guarigione. Infine è importante eseguire una buona ginnastica posturale affinchè si stabilizzi un corretto equilibrio per ripristinare un nuovo stato di tensione tra le strutture muscolari, articolari e fasciali.

La pubalgia

La pubalgia è una sindrome dolorosa che interessa principalmente la zona pubica, inguinale o all’interno della coscia.
Le cause principali sono:
• Traumi subiti a carico di bacino o ginocchio
• Alterazioni della curvatura della colonna vertebrale
• Alterazioni dei muscoli dell’addome
• Sovraccarico muscolare derivato da disfunzione della postura.
Il primo sintomo della Pubalgia è il dolore, che si manifesta la mattina al risveglio all’inizio degli esercizi fisici, per poi scomparire dopo il riscaldamento. Nelle fasi più avanzate si può presentare all’improvviso ed intenso tanto da impedire anche la semplice deambulazione.
IL TRATTAMENTO DELLA PUBALGIA
Esso è abbastanza complesso e può essere suddiviso in base all’aspetto sintomatico e funzionale.
Sintomatico: crioterapia, riposo funzionale, terapia fisica (Laser ad alta potenza, Tecarterapia e Onde D’urto), massaggio decontratturante.
Funzionale: stretching dei muscoli coinvolti, potenziamento dei muscoli addominali, esercizi propriocettivi, trofismo e forza muscolare tramite isometria ed elastici.

Frattura di Colles

Per frattura di Colles s’intende la classica frattura dell’ estremità distale del Radio, causata dalla caduta in avanti con le braccia e mani iperestese, come a protezione dall’ impatto.
È una frattura molto più comune tra le persone che soffrono di osteoporosi. I sintomi più frequenti sono, dolore, gonfiore tra radio e ossa del carpo e tumefazione.
La terapia nella frattura di Colles può essere conservativa o chirurgica.
È opportuno, nel primo caso, iniziare delle sedute di magnetoterapia, anche in gesso, al fine di accelerare il processo di consolidamento e la formazione del “Callo Osseo”.
Successivamente, dopo aver tolto l’apparecchio gessato, si procede con la fisioterapia , che consiste in tecniche di linfodrenaggio manuale e nell’uso di Kinesiotaping drenante, utile per ridurre l’ edema. La seconda fase, prevede cauta mobilizzazione del gomito, polso e mano.
Non meno importanti sono le tecniche manuali per lo scollamento di eventuali esiti cicatriziali, oltre che per prevenire le aderenze fibrose. Per evitare eventuali complicanze, molto frequenti, come l’Algodistrofia, sono utili , sia la Tecarterapia che il Laser ad Alta Potenza. Può comunque risultare utile continuare con cicli di Magnetoterapia, e qualche seduta di Onde d’ Urto in quanto queste ultime hanno l’obiettivo di accelerare il processo di riparazione del tessuto osseo e dei tessuti molli.

Fenomeno di Raynaud

Il Fenomeno di Raynaud si manifesta per lo più nelle dita delle mani e dei piedi, spesso bilateralmente, ma può coinvolgere altre zone irrorate da piccoli vasi sanguigni più sensibili agli sbalzi di temperatura, quali punta del naso, lobi delle orecchie, lingua e labbra.
I sintomi maggiormente lamentati sono, il cambiamento di temperatura (da molto freddo a molto caldo), variazione del colore della pelle (cianosi, colorito biancastro della pelle), ipertermia (colorazione rossa della pelle), formicolio, dolore e bruciore.
La sintomatologia clinica del Fenomeno di Raynaud si manifesta solitamente dopo circa 20 minuti dall’esposizione ad un evento scatenante e la malattia può essere correlata a traumi di tipo fisico, attività lavorativa ripetitiva e utilizzo di apparecchiature che producono vibrazioni. È un fenomeno idiopatico, pertanto non si può prevenire.
È utile una regolare attività motoria della parte interessata per favorire una buona circolazione sanguigna, cicli di rieducazione motoria a secco, in acqua (Idrochinesiterapia), massoterapia cauta e drenante (in caso di gonfiore) ed elettroterapia antalgica (in caso di dolore ).

Morbo di Dupuytren

Il Morbo di Dupuytren è una progressiva retrazione dell’ aponeurosi palmare, il tessuto fibroso tra pelle e palmo della mano ed i tendini flessori.
Spesso bilaterale, ma si estende prevalentemente al 4° e 5° dito (anulare e mignolo).
Il Morbo di Dupuytren ha un’ evoluzione molto lenta (mesi/anni) ed ha spesso un andamento intermittente, senza guarigione spontanea.
Consiste in piccoli noduli fibrosi, che presto formano delle corde dure che sollevano il palmo della mano, lasciando i tendini intatti.
Il trattamento riabilitativo deve essere precoce, dopo due settimane dall’ intervento chirurgico, per contrastare l’ipergranulazione, la tensione sulla ferita e l’edema della mano, e prevede rieducazione attiva in flessione, mobilizzazione passiva in estensione e prevenzione dell’ edema. Gli esercizi devono essere preceduti da 10 minuti di massaggio con movimenti circolari, leggeri, nella zona della cicatrice.
Utile anche laserterapia ad alta potenza, immediatamente prima del trattamento.

Frattura del capitello radiale

La frattura del capitello radiale è generalmente causata da traumi indiretti, per caduta sull’arto superiore a mano iperestesa e gomito esteso.
Il dolore acuto causa una limitazione dell’articolarita’ e della forza.
Il trattamento della frattura del capitello radiale si distingue per tipo di frattura:
• tipo 1 semplici vengono trattate con una breve immobilizzazione seguita da precoce riabilitazione
• tipo 2 è indicato l’intervento chirurgico di riduzione e osteosintesi nel quale i frammenti vengono ricomposti e uniti con viti e placche; in casi più gravi si ricorre alla sostituzione protesica.
RIABILITAZIONE
• 1ª FASE: è importante la mobilitazione cauta ma precoce del gomito per evitare l’instaurarsi di rigidità articolari, prima con movimenti passivi, poi con movimenti attivi.
In questa fase per il controllo del dolore si fa uso della terapia fisica quale: laser, ionoforesi, magnetoterapia, tecar.
• 2ª FASE: è incentrata sul recupero della forza di tutta la catena muscolare con esercizi di rinforzo dei prono/supinatori, del polso, dei flesso/estensori dell’avambraccio, del bicipite, del tricipite e degli stabilizzatori della spalla con zavorre ed elastici.

Sindrome del tunnel carpale

La Sindrome del Tunnel Carpale si produce per un conflitto meccanico tra contenente e contenuto all’ interno del canale del carpo. Più precisamente, il nervo mediano viene compresso contro il legamento trasverso del carpo, generando deficit sensitivi e motori.
A seconda della causa della compressione, la Sindrome del Tunnel Carpale può avere indicazione chirurgica o conservativa; in entrambi i casi, il trattamento riabilitativo ha caratteristiche comuni ma con diversi tempi di recupero .
La prima fase del protocollo riabilitativo, ha come obiettivo la riduzione della flogosi, attraverso l’utilizzo di terapie fisiche (Laser, Ipertermia, Tecarterapia, Onde D’Urto, Elettroterapie ed Ultrasioni, IdrogalvanoTerapia), quindi massoterapia drenante dell’avambraccio e della mano e recupero dell’ articolarità, in particolar modo del pollice, attraverso chinesiterapia, stretching, mobilizzazioni in trazione del polso e della mano.

Frattura dello scafoide

La frattura dello Scafoide avviene solitamente in seguito ad una caduta con la mano in iperestensione oppure in flessione con pugno chiuso.
Il primo obiettivo della riabilitazione della frattura dello Scafoide, è il recupero del ROM fisiologico, attraverso mobilizzazioni articolari passive e attive in flessione, estensione, prono-supinazione del polso e mobilizzazioni articolari, sia del pollice che delle dita attigue.
In questa fase, per ridurre il dolore, è utile associare a terapie fisiche (ghiaccio locale, Laser ad Alta Potenza, Ipertermia) Tecarterapia drenante o massoterapia drenante e decontratturante dell’ arto superiore; è inoltre utile associare nella prima fase della riabilitazione, la magnetoterapia, per accelerare il processo di consolidamento dell’osso. Raggiunta l’articolarità completa, è possibile progredire alla seconda fase della riabilitazione, incentrata sul recupero della forza dei muscoli della mano (con elastici, palline di diverse consistenze, pinze e retine ) ed esercitazioni propriocettive, utili per il recupero neuromotorio della funzionalità della mano.

Distorsione del polso

Il meccanismo traumatico più frequente per la distorsione del polso, è la caduta a terra sulla mano in estensione ed extrarotazione, che comporta uno stiramento delle strutture capsulari.  Tra i sintomi più comuni della distorsione del polso, annoveriamo dolore, gonfiore, limitazione funzionale, ipostenia (debolezza) e rigidità (prevalentemente per i traumi non recenti).
Normalmente il riposo, con bendaggio, ghiaccio ed eventualmente un tutore, risolvono il dolore. Nel caso non fosse sufficiente, è possibile iniziare la riabilitazione.  Il programma prevede, l’utilizzo di terapie fisiche (Laser ad Alta Potenza, Onde d‘Urto radiali, Tecarterapia) per la riduzione del dolore, mobilizzazioni attive e passive per il recupero del ROM fisiologico e massaggio dei muscoli dell’ avambraccio, per controllare le eventuali contratture muscolari antalgiche.

Distorsioni delle dita

Le distorsioni delle dita. dette anche lesioni legamentose delle articolazioni falangee, sono normalmente di 1° e 2° e colpiscono, più frequentemente, il 4° e 5° dito  perché più vulnerabili. Le conseguenze sono, dolore immediato, la limitazione, che spesso è in funzione del grado di gonfiore, e l’impossibilità a chiudere il pugno.
Solitamente, dopo un bendaggio per alcuni giorni, è possibile iniziare la riabilitazione.
La prima fase del programma rieducativo delle distorsioni delle dita, è incentrata sul controllo del dolore e dell’ infiammazione con terapie fisiche (laser, ultrasuoni ed elettroterapia galvanica) e sul recupero del ROM fisiologico, con mobilizzazioni attive e passive, anche contro resistenza.
Successivamente, si passa al recupero della forza della mano con vari oggetti tipo pinza, palline, ecc. ed al recupero della capacità prensile e della motricità fine attraverso esercizi propriocettivi specifici (Ergoterapia) .

Epicondilite

L’epicondilite, nota anche con il nome di “gomito del tennista”, è una sindrome dolorosa da sovraccarico che  colpisce frequentemente i tennisti e chi pratica sport e lavori unilaterali dell’arto superiore.
Inizialmente il dolore si presenta solo durante l’attività sportiva o alla palpazione dell’epicondilo laterale, successivamente il dolore è presente anche a riposo.

RIABILITAZIONE
Durante la fase acuta dell’epicondilite si consiglia riposo dalle attività per almeno 20 giorni, si può iniziare con terapia fisica come laser, ultrasuoni e Tecar, accompagnati da esercizi di stretching e massaggio di scarico. La ripresa dell’attività è graduale e solo dopo si procede al rinforzo dei muscoli flessori e della spalla.
Per il dolore cronico recidivante le ONDE D’URTO rappresentano un valido aiuto.
In caso d’intervento chirurgico, viene applicato un tutore con molle per 2/3 giorni; dopo circa 10 giorni dall’intervento è importante iniziare la riabilitazione per la completa ripresa articolare, si procede al rinforzo muscolare e alla ripresa dell’attività sportiva dopo circa 50 giorni.

Lussazione del gomito

Dopo la spalla il gomito è l’articolazione che si lussa più spesso, nei bambini sotto i 10 anni è la più frequente. In molti casi la lussazione del gomito è accompagnata a frattura.
Il dolore è molto intenso, in occasione del trauma il movimento è impossibile.
Generalmente si interviene con la riduzione precoce e successiva immobilizzazione a 90 gradi per almeno 2 settimane .
È importante eseguire le varie fasi di riabilitazione per il recupero Funzionale completo, dal controllo del dolore e gonfiore al miglioramento dell’articolarita’ della forza muscolare e della coordinazione.
Il primo obiettivo della riabilitazione della lussazione del gomito è il controllore del dolore attraverso la terapia fisica; Ionoforesi, ultrasuoni, laser e terapia la quale oltre al dolore aiuterà a rilassare i vari gruppi muscolari.
Per il recupero articolare si eseguono graduali mobilizzazioni del gomito sia sul piano della flesso/estensione che della pronto/supinazione, senza dimenticare il recupero a monte e a valle per evitare deficit residuo di movimento, inoltre utile la MASSOTERAPIA DECONTRATTURANTE .
Ottenuta l’articolarita’ completa ci concentriamo al graduale rinforzo muscolare, prima con resistenza manuale poi rinforzo con elastici e zavorre per Bicipite/Tricipite e Prono Supinatori.
Importante sempre il recupero di forza dei muscoli dell’avambraccio e spalla. L’IDROKINESITERAPIA rappresenta un valido supporto per la ripresa totale.

Dorsalgia

Con il termine dorsalgia s’intende una patologia che coinvolge il tratto dorsale della colonna vertebrale.
Le cause più frequenti di dolore a questo livello sono una ipercifosi o un crollo vertebrale osteoporotico. Entrambe sono patologie prevalentemente riscontrabili nei pazienti anziani che con l’avanzare dell’età tendono a “curvarsi in avanti”.
L’aumento della curva cifotica toracica provoca uno squilibrio delle forze di carico su tutta la colonna e in particolare sulle vertebre dorsali, le quali avranno quindi la tendenza a cuneizzarsi.
Allo stesso modo però, anche in pazienti giovani che assumono abitualmente posture errate, l’accentuazione della cifosi mette in tensione la muscolatura dorsale che diventa dolente e nel tempo potrebbe essere causa di dolore o della formazione di protrusioni ed ernie discali.

Riabilitazione per dorsalgia
A seconda della causa che determina la dorsalgia il paziente può presentarsi con dolore acuto a seguito o meno di uno sforzo o di un trauma, che si accentua con i movimenti respiratori.
In genere, è sempre presente una contrattura muscolare dei paravertebrali dorsali.
Il primo obiettivo del programma terapeutico è quindi la riduzione del dolore e della contrattura che si ottiene attraverso l’utilizzo di terapie fisiche come tens, laser, tecar, impacchi caldo-umidi e ultrasuoni, ma soprattutto con la massoterapia decontratturante dei paravertebrali dorsali e lombari, romboidei e trapezi.
Parallelamente è necessario l’allungamento muscolare dei suddetti muscoli che sono generalmente ipertonici e retratti e una correzione posturale dell’assetto globale del rachide.

Alla scomparsa del dolore il programma rieducativo si incentra sull’attività aerobica consentita e sul recupero muscolare degli stabilizzatori dell’addome e dei muscoli di spalla e dorso che presentano deficit di forza.

Lombalgia

Il termine generico di lombalgia raggruppa una serie di patologie che generano mal di schiena, ovvero dolore a livello dei muscoli e delle ossa della schiena.
Le cause più frequenti di lombalgia possono essere associate o meno a un trauma. Nel primo caso generalmente è riscontrabile la presenza di una protrusione o un’ernia discale o di una spondilolistesi.
Più raramente la causa è uno stiramento o strappo muscolare o la comparsa di una frattura vertebrale lombare con o senza interessamento midollare. Nel secondo caso possiamo riscontrare artriti infiammatorie, patologie tumorali o i difetti intervertebrali minori (DIM) ed è frequentissimo un interessamento muscolare in risposta alle scorrette abitudini di vita, come ad esempio una posizione sul divano o sulla sedia da lavoro, molte ore passate in auto, carichi esagerati durante gli allenamenti in palestra, aumento di peso corporeo e tanti altri.
L’episodio di lombalgia acuta è noto come “colpo della strega”, infatti si tratta di un dolore talmente intenso da costringere il paziente a rimanere a letto per diversi giorni e che in genere insorge dopo un movimento brusco in torsione o in flesso-estensione del rachide. Spesso i sintomi si presentano dopo aver sollevato un peso in posizione semiflessa con la sensazione di schiena bloccata. Altre volte bastano anche gesti banali come infilarsi i pantaloni o chinarsi davanti al lavandino.
Questi sintomi possono persistere anche per diversi mesi se non adeguatamente trattati e in questo caso parliamo invece di lombalgia cronica.

Riabilitazione per lombalgia
La lombalgia può essere suddivisa in acuta o cronica a seconda della modalità di insorgenza, ma entrambe presentano caratteri comuni caratterizzati da presenza di dolore localizzato nella regione lombare, blocco più o meno marcato in alcuni movimenti soprattutto al mattino e difficoltà a mantenere una posizione prolungata nel tempo.
Il protocollo terapeutico in entrambi i casi è simile, variano solo le tempistiche di guarigione.
L’obiettivo primario del programma rieducativo è la riduzione della tensione muscolare e del dolore, attraverso terapie fisiche come laser, tens, tecar e vibra e massoterapia decontratturante.
Ridotta la contrattura muscolare, è possibile recuperare l’articolarità e la mobilità attraverso lo stretching muscolare degli adduttori, psoas, glutei e ischiocrurali; non appena possibile, è utile effettuare anche attività aerobica consentita (camminata su tapis roulant, ellittica) non prima però di aver provveduto alla correzione posturale dell’assetto globale del rachide.
Una volta diminuito il dolore, è possibile iniziare la fase di tonificazione muscolare attraverso esercizi dapprima in isometria e poi per ottenere un miglioramento del controllo e della stabilità globale.

Spondilolisi

La spondilolisi è un’alterazione della morfologia del rachide lombare che consiste nell’interruzione di continuità di una parte della vertebra chiamata istmo.
Se l’istmo si interrompe da entrambi i lati, il corpo vertebrale tende a scivolare in avanti sul corpo della vertebra sottostante producendo una spondilolistesi.
La causa della spondilolisi non è del tutto nota: si pensa che vi sia una debolezza congenita dell’istmo in certi individui. I microtraumi ripetuti o un trauma singolo di una certa entità, possono causare la comparsa della sintomatologia algica.
Colpisce quasi sempre la 5° vertebra lombare che quindi tende a scivolare sul corpo del sacro, e la 4° vertebra lombare che scivola sulla 5°.
La spondilolisi è sostanzialmente benigna, ma tende ad evolvere negli anni ed è comunque una causa di instabilità del rachide.
Solo nei quadri più evoluti la listesi può causare una stenosi del canale con conseguente compressione nervosa.
La terapia conservativa solitamente è il primo approccio con sedute di fisiokinesiterapia mirata al recupero funzionale.
Nei casi più gravi in cui la listesi è tale da provocare una compromissione midollare o radicolare, è necessario l’intervento chirurgico di stabilizzazione vertebrale.

Riabilitazione per Spondilolisi
Il primo obiettivo è la riduzione del dolore, attraverso la terapia manuale decontratturante dei paravertebrali lombo-sacrali accorciati per la frequente associazione a forte iperlordosi lombare. E’ necessario ricercare una buona flessibilità della catena posteriore attraverso esercizi di stretching per i paravertebrali lombari, i glutei, gli ischiocrurali e l’ileopsoas, evitando posture in estensione (McKenzie) che possono accentuare lo scivolamento anteriore della vertebra.
Se la listesi è stabile, si può impostare un protocollo di riabilitazione con potenziamento degli addominali selettivi, dei glutei e dei muscoli del core con l’obiettivo di creare un corsetto naturale che stabilizzi la colonna lombare in situazioni statiche e dinamiche.